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Murano
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descrizione

La più vicina a Venezia tra le isole della Laguna Nord, è composta da sette isole minori collegate tra loro da ponti e conta  circa 4.500 abitanti.  L’isola è stata nominata per la prima volta solo nell’840, quando nel Pactum Lotharii si ricorda anche Amorianas. I documenti dei secoli XI e XII la descrivono come località di transito per il flusso migratorio proveniente da Torcello ed Equilio e diretto verso la nascente Venezia

La città , da sempre inserita nella Venezia marittima, ebbe una certa autonomia sino al 1171, quando fu unita al sestiere di Santa Croce. Dal 1275 fu invece retta da un proprio podestà ; ebbe pure il privilegio di potersi dare delle leggi, garantite da un Maggior Consiglio formato da un discreto numero di nobili muranesi (circa cinquecento) e presieduto da un Podestà , e di coniare una propria moneta (l’Osella).
Diventò ben presto importantissima per la lavorazione artistica del vetro, grazie ad un decreto della Serenissima Repubblica del 1295 che ne sanciva il trasferimento delle fornaci da Venezia: più di una volta, infatti, esse avevano provocato gravi incendi, aggravati dal fatto che allora le costruzioni a Venezia erano soprattutto in legno.
L’autonomia dell’isola, ora come comune, fu confermata sotto Napoleone, il quale però ne depauperò e demolì moltissimi conventi e chiese (oggi se ne contano solo tre), e sotto gli Austriaci. L’istituzione, che comprendeva anche Sant’Erasmo e le Vignole, fu soppressa nel 1923 e il territorio integrato a quello di Venezia.
Concentrare le vetrerie a Murano servì alla Serenissima, gelosa di un’arte che l’aveva resa celebre in tutto il mondo sin dalle origini, a controllarne meglio l’attività . I mastri vetrai erano obbligati a vivere sull’isola e non potevano lasciare Venezia senza un permesso speciale. Molti tuttavia riuscirono a fuggire, esportando all’estero le loro celebri tecniche. La più importante crisi che colpì l’industria fu quella del XV secolo, quando si cominciò la fabbricazione dei cristalli di Boemia, forse ispirati agli stessi vetri di Murano. Venezia ne uscì, specie da quando il vetro fu utilizzato per la realizzazione di lampadari, tutt’oggi tra i manufatti più noti di Murano.
Solo i mastri vetrai, fra i non nobili, potevano sposare figlie di patrizi. La Repubblica infatti, emanò un decreto, in seguito ai disordini avvenuti nel Maggior Consiglio di Murano, che dichiarava cittadini muranesi solamente coloro i quali fossero nati nell’isola o avessero acquistato immobili nella stessa. Nel 1602, il podestà Barbarigo, nel censire gli isolani, ricorse alla compilazione di un Libro d’Oro. L’iter per ottenere l’iscrizione non era né semplice né breve e infatti avveniva solamente mediante il consenso della Repubblica. Chi non risultava iscritto non poteva svolgere alcun tipo di lavoro in vetreria, non partecipava ai consigli e non usufruiva di tutti gli altri privilegi concessi ai cittadini muranesi.
Il maestro vetraio viene assistito da due aiutanti chiamati servente e serventino. Essi sorreggono la lunga canna metallica sulla quale il maestro soffia per dare al vetro la forma desiderata, ma non solo, il servente ed il serventino manipolano a loro volta il vetro con gli attrezzi a loro disposizione, tra i quali sono essenziali la spatola ed una pinza chiamata borsella.

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